Sono da anni un appassionato di fantascienza e di fumetti come dimostrato anche dal mio sito "Storie dello spazio profondo" dedicato a un libro di fantascienza a fumetti con testi di Francesco Guccini e disegni di Bonvi.

Più di vent'anni fà mi sono capitati in mano questi due volumi che ho riletto infinite volte e visto che sono introvabili mi è venuta l'idea di condividerli con tutti attraverso un sito.

I libri trattano le avventure del pilota Jeff Hawke, per la presentazione del personaggio vi lascio all'introduzione al primo volume curata da Ferruccio Alessandri, con pochi click potrete leggervi questi gustosi fumetti, fatemi sapere se vi sono piaciuti.

L’Inghilterra è la patria di George Herbert Wells ed è l’unica nazione che abbia conteso agli Stati Uniti il primato della fantascienza, diremo così, abituale per il numero notevolmente alto di autori e di lettori. Malgrado questo, mentre in America fin dagli inizi del fumetto è esi­stita una nutrita serie di personaggi fantascientifici come Brick Bradford di Ritt e Gray, Buck Rogers di Calkins e Flash Gordon di Raymond, fino alle soglie degli anni Cinquanta i lettori dei fumetti inglesi non videro la fantascienza nelle loro storie.

Ma a questo momento nacquero in rapida successione Garth di Dowlin, Dan Dare di Harley e Hampson. Se il primo si rifaceva, molto a suo modo, a certi superuomini dei comics americani, Dan Dare possedeva già tutte le connotazioni della fantascienza moderna a fumetti, in particolare il disegno particolareggiato, e l’attendibilità tecnologica. Ma a questo si univa anche l’angolazione esclusivamente avventurosa che si risolveva nella solita invasione di extraterrestri, caricature di esseri umani, grande pietra al collo di quasi tutto il fumetto fantascientifico, in cui si direbbe che gli autori non riescano mai ad immaginare alieni vera­mente diversi dagli esseri umani, e nel fisico e nella maniera di pensare. Poi nel 1954 apparve Jeff Hawke. Ne era autore Sidney Jordan; scozzese, disegnatore aeronautico, diplomato alla Miles Aeronautical Technical School di Reading, con una breve esperienza professionale di grafico pubblicitario. Jordan aveva sentito, si può dire da sempre, l’esigenza di una storia a fumetti fantascientifica veramente moderna e già ai tempi di scuola ne aveva gettato le basi con il suo amico d’infanzia William Patterson, che poi aveva perso di vista. Trasferitosi a Londra, Jordan aveva messo a punto il suo personaggio con due ex-piloti della R.A.F., Eric Souster e Jim Gilbert. Ne era uscito un personaggio che, pur avendo quel minimo di caratteristiche fisiche quasi doverose in un protagonista di storie avventurose, si differenziava profondamente dai precedenti suoi consimili. Niente costumi fantasiosi, camicia e cravatta abbandonata solo per l’uniforme militare (appartiene alla R.S.F., Royal Space Force) o per la tuta spaziale. È molto reale, tanto da avere un recapito (Church Street e Kensington vicino Londra) come Sherlock Holmes, e i suoi gusti moderati si sfrenano soltanto nella passione per le auto sportive (come Jordan). Le sue qualità fuori dal normale? Una preparazione tecnica di prim’ordine, conoscenza scientifica, un notevolissimo grado d’intuizione e una naturale tendenza alla mediazione diplomatica che gli sono preziose nel trattare con gli extraterrestri e con le autorità terrestri (che a pensarci bene ovunque sono anche più extraterrestri nella logica e molto meno intelligenti e flessibili ) - A questo si aggiunga l’addestramento e la lunga esperienza di astronauta e di pilota. Per intenderci, mentre un Flash Gordon entrava in un’astronave aliena e la metteva immediatamente in moto come una motocicletta, Jeff Hawke (per l’anagrafe Robert Jeffrey Hawke, altro segno di tangibilità del personaggio) la studia insieme agli esperti e dopo qualche tempo è in grado imperfettamente di manovrarla. Nella realtà, se esistesse un’astronave aliena, mentre Gordon resterebbe ai comandi a fare il rumore della Honda con la bocca, Hawke riuscirebbe a padroneggiarla davvero.

Con il tempo e con l’aiuto del vecchio compagno di scuola William Petterson, che nel frattempo è subentrato a Souster e Gilbert, il personaggio si affina. Come contraltare gli viene assegnata una « spalla »:

Mac MacLean, che a differenza delle « spalle » tradizionali ha lui i crismi degli eroi tradizionali: atletico, biondo con i capelli a spazzola, essenzialmente uomo di azione. Gli extraterrestri o si umanizzano con un fortissimo senso ironico o diventano veramente extraterrestri. E Jeff diventa così bene il tratto d’unione tra umani e no da rinunciare a volte all’azione diretta per divenire soltanto spettatore o al massimo deus ex machina.

 Ferruccio Alessandri

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